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Lo stato dell'arte (2007)
 
Colonna sonora

Regia: Massimo Piesco, Davide Morabito, Gaetano Buompane
Soggetto e sceneggiatura: Massimo Piesco
Montaggio:
Andrea Vignali
Musiche originali: Davide Liuni

Interpreti:
Jessica Bonanni,
Annalisa Cordone,
Francesco Granitto,
Cristina Pellegrino,
Sergio Raimondi,
Cristiano Callegaro,
Angela Lacentra,
Alessandro Catalucci,
Giulia Mombelli,
Antonio Tintis,
Gabriella Tomassetti,
Leonardo e Flavio Cianca
e con Michele Cesari

Produzione White Light
 
La Colonna Sonora

Note compositive:

L'ironia, con cui si accostano la quotidinità lavorativa e l'esigenza di esprimersi artisticamente, non riesce a nascondere la meschinità dell'ambito in cui la Cultura è costretta a cercare il proprio nutrimento.
Partendo da quest'assunto, diventa importante fornire la chiave di lettura del film nel modo in cui lascia lo spettatore:
la musica di commento, fino alla fine utilizzata in maniera descrittiva degli ambienti e delle situazioni, diventa nel finale algida e distante.
Pur continuando a mimare un chill-out da roof-party, usa invece armonie dissonanti ed inserimenti timbrici molto distanti dai clichés della precedente (Musique de Tapisserie, per dirla à la Satie) optando per dei percorsi compositivi più complessi.
Seguendo il percorso inverso a quello della narrazione in sceneggiatura, dove si parte da persone impegnate artisticamente per poi vederli alle prese con la mera sopravvivenza, nel finale musicale piuttosto si va da una musica (o meglio: da un suono) che ricalca la musica d'ascolto (d'ambientazione festaiola) per poi sbriciolarla in elementi musicali utilizzati per costruire una forma musicale.
Tutto ciò in 45 secondi.

Note degli Autori-Registi

Lo stato dell'arteCon amara lucidità, Lo stato dell’arte mostra come la precarietà nel mondo del lavoro colpisca soprattutto quei settori spesso dimenticati, abbandonati a se stessi, snobbati perché considerati sacrificabili. In una società in cui l’economia è allo sbando, la Cultura è la prima vittima, tanto da trasformare in eroi, pronti ad affrontare ogni avversità, chi della cultura e dello spettacolo prova a farne un mestiere.
La vicenda ha come ambiente principale una festa glamour ed esclusiva su di una terrazza incastonata fra i tetti di Trastevere, frequentata da giovani artisti e gente dello spettacolo intenti a discutere di cinema, teatro, danza, letteratura e dei progetti di lavoro appena conclusi o da iniziare. Eppure, dietro questa “rappresentazione” idilliaca, si nasconde una realtà ben diversa…
L’ironia è la chiave di lettura di questo divertentissimo cortometraggio che mette a nudo tutta la vulnerabilità, ma anche la caparbietà, di un manipolo di giovani artisti costretti a vivere una vita sdoppiata, multipla, pur di non soffocare il proprio essere. In una sorta di traslazione cinematografica, però, la finzione si mischia con la realtà, nella quale tutti i protagonisti, gli autori e gli artefici del prodotto filmico, sono anche i diretti protagonisti dell’attuale stato dell’arte. Non c’è variazione tra vita rappresentata e vita vissuta, come a significare che il film appena visto è sofferenza esso stesso, è rappresentazione e disagio allo stesso tempo.
La sua visione amplifica il messaggio, lo rafforza e lo rende documento.


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