E' sempre stimolante confrontarsi con un autore vivente, che abbia raggiunto la maturità espressiva e della vita.
lo è doppiamente se a mettere in scena la piéce c'è un attore di intelligenza ed istinto con l'istrionismo, il mestiere e la profondità come Michel LeRoyer.
Il risultato in questo caso è stato un compito compositivo che ha visto comporre, scrivere e realizzare 21 brani musicali per un totale di 43 minuti di musica su 1h20minuti di spettacolo.
Dapprima, seguendo le note del testo, si sono scelte e composte le musiche previste nei passaggi del testo.
Successivamente, d'accordo con la regista e gli attori, si sono modificati i tempi, la mise en scène per ottenere un migliore approccio al testo ed alla musica, che a questo punto è emersa essere "convitato", non di pietra ma di brezza.
Gli organici differenti -dal piano al quartetto, dall'orchestra all'elettronica- seguono lo svolgersi del pellegrinaggio dei protagonisti:
inizialmente oleografica, la musica è tesa verso la descrizione degli ambienti e delle situazioni e presenta materiali ed idee che contengono in nuce gli sviluppi futuri, quasi a significare un'ineluttabilità nascosta ma già accennata.
Poi, soggettiva, interiorizzando il nuovo rapporto che va creandosi tra i due protagonisti e che li condurrà dall'evocazione del passato comune, attraverso percorsi differenti fino condividere l'atto di eroismo supremo proprio attraverso la musica, qui ormai assurta a metafora riassuntiva del rapporto dell'Uomo con l'Assoluto.
L'impegno, la mole e ciò che alla musica è stato richiesto in quest'occasione è una responsabilità che ha chiesto al compositore di mettere in campo tutta la sua tecnica, al servizio però dell'intensità e del rigore espressivo che un cast artistico di primo piano come questo ha saputo realizzare ed esprimere. |