Davide Liuni - Compositore
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Streghe a Milano (2006)
 
Streghe a Milano
 
Presentazione

[..Si] intende celebrare il centenario della nascita dell’autore bellunese, avvicinando il pubblico ad un artista complesso e versatile. “Personalmente –sostiene Maurizio Bartolucci- non considero grande uno scrittore quando racconta una bella storia, seppure mirabilmente; penso invece che un racconto o un romanzo diventino fondamentali per il lettore quando sanno trasmettere emozioni e suggestioni tali da spingerlo a misurarsi con quella storia, ad interagire con il racconto, insomma ad arricchirlo con una personale interpretazione. Nel panorama letterario italiano questo merito va dato essenzialmente alle opere di Dino Buzzati.” “Streghe a Milano” nasce dall’adattamento di alcuni racconti di Dino Buzzati. Uno spettacolo che vuole essere, nel centenario della nascita, testimonianza ed omaggio insieme, di una delle personalità centrali del Novecento italiano: Dino Buzzati; mirando a restituire la complessità degli aspetti che fanno dello scrittore bellunese figura di spicco nel panorama della cultura italiana del ventesimo secolo. Lo scrittore, il giornalista, il pittore, ma soprattutto l’uomo emergono così ognuno con la propria forza, definendo un quadro unitario del personaggio Buzzati in tutto il suo incancellabile e misterioso fascino che a distanza di anni appare sempre più attuale e vivo.

 

Streghe

Note compositive

Il rapporto di Buzzati con l'orribile fantastico del quotidiano ha suggerito delle tinte acide al regista, fatte proprie dal compositore (già a suo agio con l'universo policromo di Buzzati).
Tuttavia, nel grande scrittore e giornalista del "Corriere" coesistono un senso del cameratismo e dell'eroismo "qualunque" che commuovono, cosi come il trasporto all'emozione umana -nel senso alto del termine.
Dunque, accostandosi ad un compito e ad un autore cosi calato nella sua contemporaneità eppure capace di parlare con immediatezza al pubblico attuale, è stato necessario cercare una cifra espressiva che tenesse conto dell'atemporalità dei racconti utilizzati.
Nella scrittura di Buzzati c'è spesso un'ombra, un lato fioco dove si nasconde il "monstrum" della normalità, là dove è stato sempre ma sempre inavvertito:
si è sottolineato ciò attraverso l'uso di armonie di policordi dissonanti, procedendo nella forma secondo una sorta di "srotolamento" delle dissonanze:
un contesto armonico che fosse districabile nel suo andamento temporale fino a farsi semplicità assoluta ma non per questo meno algida.
Ma, sempre guardando all'immaginario dello scittore bellunese, accanto ai fili dell'ineluttabilità è stato necessario tessere una trama di tenera carnalità (si pensi a "Un Amore"):
ai brani che illuminano di una luce diafana il palcoscenico fanno da contraltare piccole "barcaroles" o tenui ninnenanne che prendono le mosse dal percorso musicale fin lì condotto, ma che basandosi sulle stesse armonie "srotolate" tendono e spingono verso una riconciliazione con una missione che ha come suo ultimo atto la sconfitta.
Giacchè, come ci dice, "il reggimento parte all'alba".

 


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