K2, assalto finale (2004) |
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Colonna Sonora Originale per lo sceneggiato radiofonico in onda su Rai Radio Due
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Scritto e diretto da Massimo Guglielmi. Musiche originali di Davide Liuni.
A cura di Emma Caggiano. Con Sandro Jovino (Desio), Ettore Belmondo (Compagnoni), Patrizio Cigliano (Bonatti), Alessandro Albertin (Lacedelli)
Musica realizzata con organici vari:
orchestra, solisti, ensamble.
Direttore Davide Liuni
Solisti Massimo Delorenzi, Giovanna Famulari, Davide Liuni
Registrazioni effettuate presso Studio Azimuth
Missaggio e re-recording presso Studio COMO, Via Asiago
Produzione Rai Trade
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Soggetto
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1 luglio 1954. Catena del Karakorum, regione pachistana del Kashmir nord orientale. Alle sei di sera, in una luce quasi spettrale di un tramonto spettacolare, la vetta del K2, 8611 metri, la seconda cima più alta del mondo, viene raggiunta per la prima volta nella storia dell'umanità da una spedizione italiana. L'impresa viene accolta in patria con il trionfalismo e l'orgoglio nazionale che aveva ricevuto prima di allora solo Umberto Nobile, per la sua spedizione al Polo Nord.
Quattro amici, quattro grandi uomini della montagna, sono in quel momento l'emblema vivente del sacrificio, del coraggio, della lealtà umana e sportiva: cinquant'anni più tardi si scopre che erano quattro rivali, quattro uomini che avrebbero messo in campo tutto per quella sfida finale.
Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sono gli eroi ufficiali della conquista, coloro che incidono il loro nome nel ghiaccio della vetta ed entrano da protagonisti nell'impresa storica, imperitura.
Walter Bonatti è colui che sembra non accettare quella sconfitta personale e per mezzo secolo alimenta sospetti e polemiche, gridando al mondo la sua verità.
Il capo di quella gloriosa spedizione, Ardito Desio, si trincera dietro un silenzio denso di significati.
Ma cosa successe davvero a ottomila metri, la notte che precedette l'assalto finale alla vetta?
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Note compositive |
La fiction si svolge per la stragrande parte sulle nevi e le rocce del K2, questo stato ricaratterizzato musicalmente cercando di non cadere in clichés timbrici ovvii (vibrafoni, armonici degli archi e simili) ma tentando di dare un'aria "rarefatta" alle dinamiche tra i personaggi (su cui l'autore Massimo Guglielmi ha basato il plot) ed il loro essere alle prese piuttosto con se stessi che con l'ambiente ostile che li circondava.
Senza stereotipizzare i personaggi, si è cercato di ricongiungere i loro percorsi personali e farli intrecciare in un'unico humus che desse luogo alle varie situazioni (alcune note e altre meno) che si verificarono nei fatti all'epoca.
Questo è stato perseguito attraverso l'uso di organici differenti (archi, orchestra, trio di chitarre, pianoforte e corno, cello solo etc) dai quali trarre un impasto timbrico analogo e contrapponendolo a pezzi solistici: l'integrazione del materiale musicale dei soli con il "tutti" ha permesso di sviluppare i vari percorsi personali all'interno di una matrice più ampia in cui ciascuno dei singoli "protagonisti" non solo narrasse la propria vicenda ma la modificasse con la sua stessa presenza.
Il risultato ottenuto è quello di ottenere un percorso articolato negli animi dei personaggi che scrive una vicenda piuttosto che subirne il racconto.
Nella microforma dei brani, il contesto storico in cui un'Italia del dopoguerra si risolleva di fronte al mondo dando di s un'immagine inaspettatamente organizzata e vincente, si è optato per strutture musicali che ricalcassero le canzoni anni'50 che in quel periodo in Italia si aprivano alla modernità d'oltreoceano sovrapponendovi il gusto melodico mutuato dagli anni'30. |
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