Non vi dimenticheremo (2004) |
|
|
|
Colonna sonora |
|
|
Soggetto e sceneggiatura Maurizio Dell'orso
Regia Maurizio Dell'orso
Montaggio Carlo Fontana
Produzione Stefano Eco - Z produzioni
in collaborazione con PROGETTO RWANDA (ong)
Sessioni di registrazione Azimuth Home Recording Studio (Roma)
Produzione Musicale e Distribuzione Azimuth
Responsabile di produzione Davide Liuni
Sound engineer Emanuele Cuccia
Post produzione audio Gianluca Costamagna |
|
|
|
Azimuth Studio
Direttore: Davide Liuni
Organico Ensemble |
*
*
*
|
Solista (Chitarra): Massimo De Lorenzi
Solista (Cello): Giovanna Famulari
Quartetto Kaos
|
|
|
Magma Studio
Direttore: Davide Liuni
Organico Ensemble |
*
*
*
*
* |
Violino: Giulio Arrigo
Violoncello: Giovanna Famulari
Contrabbasso e Basso Elettrico: Alessio Manzi
Chitarra: Massimo Delorenzi
Percussioni e Pianoforte: Davide Liuni |
|
|
|
|
|
La Colonna Sonora
|
|
Note compositive:
Come rendere comprensibile quel che si trova oltre la propria capacita' di immedesimazione?
Quello che accadde in RWANDA e' troppo recente perche' vi sia stata una sedimentazione della coscienza e/o una storicizzazione da interporre alla nostra sensibilita'.
Nello scrivere la musica che avrebbe fatto parte del documento filmato "Non vi dimeticheremo" ho cercato di tenere presente che la retorica e l'effetto sarebbero stati disonesti oltre a suggerire una contestualizzazione inappropriata.
Ho scelto, d'accordo con l'autore, di utilizzare al minimo un approccio 'etnico' o da 'grand score' per optare sui disequilibri armonici affidati a strumenti e organici occidentali (violini, coro misto, clarinetto e chitarra classica) innestati su piedi ritmici pseudo-percussivi. L'instabilita' armonico-timbrica della partitura sfocia soltanto nel finale in un tema minimale affidato alle corde pizzicate, lasciando da parte ogni sonorita' orchestrale ma solo sostenuta da un piccolo ensemble (e questa mi e' sembrata la giusta e conclusiva metafora).
|
|
|
Commento del regista
|
La Convenzione di Ginevra del 1948 cercò di 'fare tesoro' dell'esperienza dell'Olocausto e obbligò i paesi a intervenire in caso di genocidio. Quarantasei anni dopo quella convenzione sembra inutile, dimenticata, disattesa: l'ONU obbligò i paesi a intervenire in caso di genocidio. Quarantasei anni dopo quella convenzione sembra inutile, dimenticata, disattesa: l'ONU ha lasciato che i massacri andassero avanti rifiutandosi di intervenire ('atti di genocidio' e non 'genocidio' furono definiti i fatti dei cento giorni), la Francia ha aiutato in tutti i modi i genocidari.
Il Rwanda era un paese povero, senza ricchezze, fuori dalle mire delle grandi potenze, tranne della Francia, che però aveva interessi ben diversi da quelli delle vittime.
Adesso, anche le leggi internazionali sono incapaci di risolvere i problemi di un paese come il Rwanda (o come la Cambogia), dove il numero degli assassini è così alto da non potere essere giudicato con la giustizia classica, se non portando in prigione e poi in tribunale un numero difficilmente calcolabile di persone. I problemi sono aggravati da un'economia disastrosa: già in crisi prima del genocidio a causa della riduzione del prezzo del caffè e del tè, le maggiori risorse nazionali, il Rwanda è stato messo alle corde dalla guerra e dal prezzo della ricostruzione.
Vorremmo concludere con alcune parole di Simone Veil che evidenziano il rischio connesso all'abuso della parola genocidio, abuso che cela l'intenzione di appiattire i fatti per renderli meno gravi:
"in tutte le epoche ci sono state guerre e la guerra è sempre accompagnata da atrocità. spesso i diritti umani vengono calpestati. ma si deve stare attenti a non parlare di genocidio tutte le volte, con il rischio di minimizzarne e banalizzarne la realtà e la specificità." |
|
|
Si ringrazia per il supporto tecnico POWERCORE. |
|
|